ARTISTA EMILIANO DEL XVII SECOLO Ritratto di donna con confanetto di gioielli (Allegoria della Vanità). 95.5 x 118 cm Olio su tela Tipologia oggetto Opere su tela/tavola Dipartimento ARTE ANTICA E DEL XIX SECOLO Periodo Arte antica L’opera, raffigurante un ritratto di donna elegantemente abbigliata e adorna di gioielli, costituisce un tipico esemplare di una tipologia classica del ritratto lombardo-emiliano del Seicento, e in quanto tale può essere avvicinato agli esempi canonici del pittore Pierfrancesco Cittadini detto il Milanese. Dopo una prima formazione lombarda con il pittore Daniele Crespi il Cittadini si trasferì a Bologna, dove seguì gli insegnamenti di Guido Reni pittore quest’ultimo che influenzò profondamente tutta la sua carriera artistica, nonostante egli riuscì ben presto ad affrancarsene raggiungendo ben presto una cifra stilistica autonoma. Autore di opere di soggetti sacri, mitologici e allegorici per committenze importanti, il Cittadini si specializzò anche nella pittura di ritratto, ambito in cui in particolare eccelse, riuscendo ad esprimersi con grande libertà. Nel nostro dipinto, di spiccata qualità pittorica, tipici del Cittadini sono gli abiti raffinati e preziosi adorni di fiocchi rossi, gli ornamenti piumati tra i capelli e i ricchi gioielli, che la donna sembra voler allontanare da sé come in gesto di liberazione. Proprio questo gesto induce a pensare che il ritratto, peraltro dal volto idealizzato di reniana memoria e rivolto al cielo, nasconda in realtà un significato allegorico, quasi religioso, tanto da poter affermare che possa trattarsi di una Allegoria della Vanitas.
ARTISTA EMILIANO DEL XVII SECOLO Ritratto di donna con confanetto di gioielli (Allegoria della Vanità). 95.5 x 118 cm Olio su tela Tipologia oggetto Opere su tela/tavola Dipartimento ARTE ANTICA E DEL XIX SECOLO Periodo Arte antica L’opera, raffigurante un ritratto di donna elegantemente abbigliata e adorna di gioielli, costituisce un tipico esemplare di una tipologia classica del ritratto lombardo-emiliano del Seicento, e in quanto tale può essere avvicinato agli esempi canonici del pittore Pierfrancesco Cittadini detto il Milanese. Dopo una prima formazione lombarda con il pittore Daniele Crespi il Cittadini si trasferì a Bologna, dove seguì gli insegnamenti di Guido Reni pittore quest’ultimo che influenzò profondamente tutta la sua carriera artistica, nonostante egli riuscì ben presto ad affrancarsene raggiungendo ben presto una cifra stilistica autonoma. Autore di opere di soggetti sacri, mitologici e allegorici per committenze importanti, il Cittadini si specializzò anche nella pittura di ritratto, ambito in cui in particolare eccelse, riuscendo ad esprimersi con grande libertà. Nel nostro dipinto, di spiccata qualità pittorica, tipici del Cittadini sono gli abiti raffinati e preziosi adorni di fiocchi rossi, gli ornamenti piumati tra i capelli e i ricchi gioielli, che la donna sembra voler allontanare da sé come in gesto di liberazione. Proprio questo gesto induce a pensare che il ritratto, peraltro dal volto idealizzato di reniana memoria e rivolto al cielo, nasconda in realtà un significato allegorico, quasi religioso, tanto da poter affermare che possa trattarsi di una Allegoria della Vanitas.
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