Piatto Deruta, prima metà del sec. XVI PIatto Deruta, prima metà del sec. XVI Maiolica Diametro cm 40 Una incrinatura e connessioni Provenienza: dalla antica collezione di Gertrude Pitt, come attesta una vecchia etichetta cartacea, molto rovinata, apposta sul verso, che porta lindi- cazione a stampa di un catalogo di vendita Thur- sday D....MBER 9. 1920 / The following ... the Property of the Hon. Gertrude P(.)TT, and were forming Esq. F.S.A.. Grande piatto da pompa, ad ampio cavetto, larga tesa ad orlo a spigolo rialzato, poggiante su piede a cercine. Allinterno del cavetto campeggia il busto di una donna, vòlto a sinistra, con sottili giri di perle al collo, capelli raccolti a treccia annodata attorno alla nuca e una sorta di diadema, ornato di ali e mascherone sulla fronte; veste un abito con camicia e corsetto strettamente aderente al busto, con nastri passanti entro vistose asole ricamate a mo di alamari; davanti al profilo si snoda sinuosamente un cartiglio con la legenda NON. BENE. PRO TOTOLIBERTA. VEDI.AUR, e due virgulti floreali completano il cavetto. Lungo la tesa, sei settori racchiudono palmette e si alternano ad altrettanti con fasce e foglie. Sul verso, che è invetriato, al centro del piede è tracciata una segnatura composta da due iniziali, forse C e D, e sulla restante superficie tre grandi pennellate circolari. Dipinto in arancio, blu, giallo e verde. Siamo davanti ad un eccelso saggio della fortunata produzione da pompa derutese, diffusa nel corso della prima metà del 500, specie intorno agli anni 30 del secolo. E genere amatorio che presenta sempre una grande qualità pittorica e attenzione ai dettagli: profilo lineare, perfetto e nitido, che stacca per mezzo di una zona a fondo blu cupo, cui giova la delicatezza di tratto, che leviga e dona grazia ai lineamenti della bella, secondo la tradizione pittorica umbra rinascimentale, particolarmente alle figure del Pinturicchio1. Ricercatissimo e sontuoso, come questo caso ben dimostra, è l abbigliamento depoca, così come lacconciatura. Non meno degna di nota è, nel nostro caso, la legenda tracciata nel cartiglio, che si riferisce al motto latino NON BENE PRO TOTO LIBERTAS VE(N)DI(TUR) AV(RO) (ESOPO, Fabulae, 54), ovvero Non vi è oro che basti a pagare la libertà; anche questo rimando è peculiare alla cultura delle botteghe derutesi sin dal principio del 500, nelle quali era invalso luso, probabilmente stimolato da una commitenza colta, di raccogliere nei cartigli tutta larguzia delle locuzioni popolari sorte sui proverbi che si erano alimentati da un ambito letterario risalente alle fonti auliche della classicità, ma trasferite dal Medioevo in poi nella cultura popolare. Di certo di questo modello iconografico di bella nelle botteghe di Deruta girò uno spolvero, come dimostrano sia versioni policrome pressochè identiche a questa, come quelle nel Museo di Ecouen e nel St. Louis Art Museum2, da segnalare perchè oltretutto presentano lo stesso motto nel cariglio, ma anche quelle della collezione Ducrot di Milano 3, della collezione Serra 4 o del Museo Regionale della ceramica di Deruta 5, cui vanno ad affiancarsi redazioni di analoga iconografia ma dipinte solamente in monocromia blu ed arricchite con la tecnica a lustro, modificate solo nella decorazione della tesa e nel motto, come, ad esempio, una nella antica collezione Spitzer 6 ed altre passate sul collezione privata 7, e altre ancora nelle raccolte del Louvre 8, della National Galler y di Washington 9, del Paul Getty Museum10, del Detroit Institute of Art di Chicago, del Los Angeles County Museum ecc.. 1BUSTI-COCCHI 2004, pp. 30-35 e 106-107. N. 79 per il busto e la figura femminile in particolare. 2 GIACOMOTTI 1974, scheda n. 516; BUSTI- COCCHI 2004, scheda 35, p. 126; COLE 1977, n. 46, p.l 92. ANVERSA 2015, scheda n. 24, pp. 118-121. 3BALLARDINI 1934, n. 44. 4CATALOGO SERRA 1964, n. 158. 5BUSTI- COCCHI 1999, scheda 57, p. 170; BUSTI-COC- CHI 2004, scheda 34, pp. 124- 12
Piatto Deruta, prima metà del sec. XVI PIatto Deruta, prima metà del sec. XVI Maiolica Diametro cm 40 Una incrinatura e connessioni Provenienza: dalla antica collezione di Gertrude Pitt, come attesta una vecchia etichetta cartacea, molto rovinata, apposta sul verso, che porta lindi- cazione a stampa di un catalogo di vendita Thur- sday D....MBER 9. 1920 / The following ... the Property of the Hon. Gertrude P(.)TT, and were forming Esq. F.S.A.. Grande piatto da pompa, ad ampio cavetto, larga tesa ad orlo a spigolo rialzato, poggiante su piede a cercine. Allinterno del cavetto campeggia il busto di una donna, vòlto a sinistra, con sottili giri di perle al collo, capelli raccolti a treccia annodata attorno alla nuca e una sorta di diadema, ornato di ali e mascherone sulla fronte; veste un abito con camicia e corsetto strettamente aderente al busto, con nastri passanti entro vistose asole ricamate a mo di alamari; davanti al profilo si snoda sinuosamente un cartiglio con la legenda NON. BENE. PRO TOTOLIBERTA. VEDI.AUR, e due virgulti floreali completano il cavetto. Lungo la tesa, sei settori racchiudono palmette e si alternano ad altrettanti con fasce e foglie. Sul verso, che è invetriato, al centro del piede è tracciata una segnatura composta da due iniziali, forse C e D, e sulla restante superficie tre grandi pennellate circolari. Dipinto in arancio, blu, giallo e verde. Siamo davanti ad un eccelso saggio della fortunata produzione da pompa derutese, diffusa nel corso della prima metà del 500, specie intorno agli anni 30 del secolo. E genere amatorio che presenta sempre una grande qualità pittorica e attenzione ai dettagli: profilo lineare, perfetto e nitido, che stacca per mezzo di una zona a fondo blu cupo, cui giova la delicatezza di tratto, che leviga e dona grazia ai lineamenti della bella, secondo la tradizione pittorica umbra rinascimentale, particolarmente alle figure del Pinturicchio1. Ricercatissimo e sontuoso, come questo caso ben dimostra, è l abbigliamento depoca, così come lacconciatura. Non meno degna di nota è, nel nostro caso, la legenda tracciata nel cartiglio, che si riferisce al motto latino NON BENE PRO TOTO LIBERTAS VE(N)DI(TUR) AV(RO) (ESOPO, Fabulae, 54), ovvero Non vi è oro che basti a pagare la libertà; anche questo rimando è peculiare alla cultura delle botteghe derutesi sin dal principio del 500, nelle quali era invalso luso, probabilmente stimolato da una commitenza colta, di raccogliere nei cartigli tutta larguzia delle locuzioni popolari sorte sui proverbi che si erano alimentati da un ambito letterario risalente alle fonti auliche della classicità, ma trasferite dal Medioevo in poi nella cultura popolare. Di certo di questo modello iconografico di bella nelle botteghe di Deruta girò uno spolvero, come dimostrano sia versioni policrome pressochè identiche a questa, come quelle nel Museo di Ecouen e nel St. Louis Art Museum2, da segnalare perchè oltretutto presentano lo stesso motto nel cariglio, ma anche quelle della collezione Ducrot di Milano 3, della collezione Serra 4 o del Museo Regionale della ceramica di Deruta 5, cui vanno ad affiancarsi redazioni di analoga iconografia ma dipinte solamente in monocromia blu ed arricchite con la tecnica a lustro, modificate solo nella decorazione della tesa e nel motto, come, ad esempio, una nella antica collezione Spitzer 6 ed altre passate sul collezione privata 7, e altre ancora nelle raccolte del Louvre 8, della National Galler y di Washington 9, del Paul Getty Museum10, del Detroit Institute of Art di Chicago, del Los Angeles County Museum ecc.. 1BUSTI-COCCHI 2004, pp. 30-35 e 106-107. N. 79 per il busto e la figura femminile in particolare. 2 GIACOMOTTI 1974, scheda n. 516; BUSTI- COCCHI 2004, scheda 35, p. 126; COLE 1977, n. 46, p.l 92. ANVERSA 2015, scheda n. 24, pp. 118-121. 3BALLARDINI 1934, n. 44. 4CATALOGO SERRA 1964, n. 158. 5BUSTI- COCCHI 1999, scheda 57, p. 170; BUSTI-COC- CHI 2004, scheda 34, pp. 124- 12
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