Auction archive: Lot number 41

COPPA URBINO, 1565-1570 Maiolica dipinta

Estimate
Price realised:
n. a.
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COPPA URBINO, 1565-1570 Maiolica dipinta

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Beschreibung:

COPPA URBINO, 1565-1570 Maiolica dipinta in policromia con verde, blu di cobalto, giallo, giallo-arancio, bruno di manganese. Alt. cm 6,5, diam cm 29,9, diam. piede cm 13. Sul retro iscrizione in bruno di manganese nella tonalità nera piuttosto diluita “ de Allissandro magnio”. € 18.000/25.000 - $ 19.800/27.500 - £ 15.300/21.200 La coppa poggia su un basso piede ad anello con orlo dritto appena estroflesso e tagliato a stecca. Il cavetto è ampio e concavo con un bordo obliquo appena rilevato, e con labbro arrotondato. Lo smalto è spesso e presenta numerose crettature su tutta la superficie, qualche imperfezione e segni di appoggio. Sul retro, al centro del piede, un’iscrizione in bruno di manganese nella tonalità nera piuttosto diluita “ de Allissandro magnio”. La decorazione interessa l’intera superficie del cavetto e mostra una scena istoriata centrata da una roccia alta dalla morfologia complessa, tratteggiata in giallo e giallo-arancio a simulare la scabrosità della pietra. Ai lati della scena alcuni alberi dal tronco lungo e sinuoso con chiome a ciuffi compatti o a fogliette lanceolate. Sullo sfondo un paesaggio montuoso con rilievi dal profilo quadrato e paesini che si specchiano in un paesaggio lacustre. Al centro del piatto Alessandro Magno a cavallo, accompagnato dalla sua corte, si dirige verso il cinico Diogene (1), qui raffigurato seduto su alcuni grossi volumi di fronte alla botte che gli fa da abitazione. In primo piano uno specchio d’acqua delimitato da una sponda a profilo orlato e da un piccolo steccato. L’episodio, narrato da Plutarco (2), ebbe grande successo nelle raffigurazioni artistiche del Rinascimento e fu spesso trascritto in maiolica. La scena è dipinta con grande freschezza: lo stile, netto e preciso, trova riscontro soprattutto nelle opere vicine alla bottega di Orazio Fontana suggerendo una possibile incisione come fonte (3), data anche la somiglianza con un piatto del Museo di Braunschweig (4) raffigurante la stessa scena, dove il cavallo mostra una forma del muso molto vicina a quella qui rappresentata, ma anche la stessa bardatura caratterizzata dalla mancanza della sella sostituita da un semplice drappo annodato (5). Diverse caratteristiche stilistiche ci sembrano molto prossime alle opere della bottega Fontana, tra le quali lo specchio d’acqua in primo piano, la pacatezza dei volti dei personaggi, e il modo di delineare i corpi dalla muscolatura piena, ma descritta con una certa morbidezza. La figura di Diogene ci ricorda poi molte delle divinità marine spesso raffigurate sulle opere attribuite a Orazio Fontana o comunque a lui prossime (6), ed anche il confronto con un piatto transitato in questa stessa sede lo scorso anno, attribuito appunto alla bottega Fontana, rivela una forte somiglianza tra Adamo e il nostro Diogene (7). Molti i confronti soddisfacenti anche con opere importanti come la splendida e assai nota coppa con Orfeo del Victoria and Albert Museum (8) o con il piatto con I figli di Giacobbe dello stesso museo: in quest’ultimo ci colpisce il modo di dipingere i volti dei personaggi e soprattutto le zolle che sostengono la scena. Pensiamo dunque a un’opera di una bottega di Urbino tra il 1565 e il 1570. 1 Originario di Sinope sul Ponto (404 c. - 320 c. a.C.) e giunto ad Atene verso il 340, Diogene, detto il Cinico, visse prevalentemente a Corinto dove si dedicò a predicare le virtù dell’autocontrollo e dell’autosufficienza, abitando all’interno di una botte; 2 L’episodio è narrato da Plutarco ( Vite Parallele , XXXIII, 14); 3 Si veda per esempio il Diogene derivante da una invenzione del Parmigianino incisa da Ugo Carpi negli anni 1526-1527 (Collezione Malaspina, Pavia, inv. 01001703 cartella II, 57), di cui ne esiste anche una con varianti di Caraglio (BARTSCH XV, p. 94 n. 61); 4 LESSMANN 1976, p. 195 n.181; 5 Lo stesso piatto mostra al retro una scritta avvicinabile alla nostra per la grafia della lettera G , che però, va detto, è anche conforme alla gra

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COPPA URBINO, 1565-1570 Maiolica dipinta in policromia con verde, blu di cobalto, giallo, giallo-arancio, bruno di manganese. Alt. cm 6,5, diam cm 29,9, diam. piede cm 13. Sul retro iscrizione in bruno di manganese nella tonalità nera piuttosto diluita “ de Allissandro magnio”. € 18.000/25.000 - $ 19.800/27.500 - £ 15.300/21.200 La coppa poggia su un basso piede ad anello con orlo dritto appena estroflesso e tagliato a stecca. Il cavetto è ampio e concavo con un bordo obliquo appena rilevato, e con labbro arrotondato. Lo smalto è spesso e presenta numerose crettature su tutta la superficie, qualche imperfezione e segni di appoggio. Sul retro, al centro del piede, un’iscrizione in bruno di manganese nella tonalità nera piuttosto diluita “ de Allissandro magnio”. La decorazione interessa l’intera superficie del cavetto e mostra una scena istoriata centrata da una roccia alta dalla morfologia complessa, tratteggiata in giallo e giallo-arancio a simulare la scabrosità della pietra. Ai lati della scena alcuni alberi dal tronco lungo e sinuoso con chiome a ciuffi compatti o a fogliette lanceolate. Sullo sfondo un paesaggio montuoso con rilievi dal profilo quadrato e paesini che si specchiano in un paesaggio lacustre. Al centro del piatto Alessandro Magno a cavallo, accompagnato dalla sua corte, si dirige verso il cinico Diogene (1), qui raffigurato seduto su alcuni grossi volumi di fronte alla botte che gli fa da abitazione. In primo piano uno specchio d’acqua delimitato da una sponda a profilo orlato e da un piccolo steccato. L’episodio, narrato da Plutarco (2), ebbe grande successo nelle raffigurazioni artistiche del Rinascimento e fu spesso trascritto in maiolica. La scena è dipinta con grande freschezza: lo stile, netto e preciso, trova riscontro soprattutto nelle opere vicine alla bottega di Orazio Fontana suggerendo una possibile incisione come fonte (3), data anche la somiglianza con un piatto del Museo di Braunschweig (4) raffigurante la stessa scena, dove il cavallo mostra una forma del muso molto vicina a quella qui rappresentata, ma anche la stessa bardatura caratterizzata dalla mancanza della sella sostituita da un semplice drappo annodato (5). Diverse caratteristiche stilistiche ci sembrano molto prossime alle opere della bottega Fontana, tra le quali lo specchio d’acqua in primo piano, la pacatezza dei volti dei personaggi, e il modo di delineare i corpi dalla muscolatura piena, ma descritta con una certa morbidezza. La figura di Diogene ci ricorda poi molte delle divinità marine spesso raffigurate sulle opere attribuite a Orazio Fontana o comunque a lui prossime (6), ed anche il confronto con un piatto transitato in questa stessa sede lo scorso anno, attribuito appunto alla bottega Fontana, rivela una forte somiglianza tra Adamo e il nostro Diogene (7). Molti i confronti soddisfacenti anche con opere importanti come la splendida e assai nota coppa con Orfeo del Victoria and Albert Museum (8) o con il piatto con I figli di Giacobbe dello stesso museo: in quest’ultimo ci colpisce il modo di dipingere i volti dei personaggi e soprattutto le zolle che sostengono la scena. Pensiamo dunque a un’opera di una bottega di Urbino tra il 1565 e il 1570. 1 Originario di Sinope sul Ponto (404 c. - 320 c. a.C.) e giunto ad Atene verso il 340, Diogene, detto il Cinico, visse prevalentemente a Corinto dove si dedicò a predicare le virtù dell’autocontrollo e dell’autosufficienza, abitando all’interno di una botte; 2 L’episodio è narrato da Plutarco ( Vite Parallele , XXXIII, 14); 3 Si veda per esempio il Diogene derivante da una invenzione del Parmigianino incisa da Ugo Carpi negli anni 1526-1527 (Collezione Malaspina, Pavia, inv. 01001703 cartella II, 57), di cui ne esiste anche una con varianti di Caraglio (BARTSCH XV, p. 94 n. 61); 4 LESSMANN 1976, p. 195 n.181; 5 Lo stesso piatto mostra al retro una scritta avvicinabile alla nostra per la grafia della lettera G , che però, va detto, è anche conforme alla gra

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