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Auction archive: Lot number 231

Gian Francesco Penni (Firenze 1488 - Napoli 1528) Madonna con Bambino

Estimate
€10,000 - €15,000
ca. US$11,258 - US$16,887
Price realised:
n. a.
Auction archive: Lot number 231

Gian Francesco Penni (Firenze 1488 - Napoli 1528) Madonna con Bambino

Estimate
€10,000 - €15,000
ca. US$11,258 - US$16,887
Price realised:
n. a.
Beschreibung:

Gian Francesco Penni (Firenze 1488 - Napoli 1528) olio su tela, cm 73x52 Expertise di Andrea Emiliani del 2002 Dopo la morte prematura di Raffaello, Giovan Francesco Penni collaborò con il maggiore dei allievi del maestro, Giulio Pippi detto Romano, per il completamento delle opere del Maestro, come la Sala di Costantino, la Trasfigurazione e l'Assunzione con l' Incoronazione della Vergine (1525) a Monteluce (Perugia). Penni ha anche fornito i disegni per gli arazzi della Vita di Cristo per il Pontefice fiorentino Clemente VII Medici, eseguiti per la decorazione della Sala del Concistoro nei Palazzi Vaticani. Nacque a Firenze da una famiglia di tessitori, entrò assai presto nel laboratorio di Raffaello Urbinas, dove iniziò assieme al grande maestro una proficua collaborazione in alcune opere, tra cui la Stanza dell'Incendio di Borgo nel Palazzo del Vaticano, nonché gli affreschi della Villa Farnesina, sempre a Roma in Lungotevere, per il banchiere senese Agostino Peruzzi. In questo clima non mancarono mai imprese e opere di intensa seduzione e di grande ispirazione. Ciò è visibile soprattutto nei disegni e nei numerosi codici, collegati ad affreschi raffaelleschi, che ormai si ritiene spettino a Giovanni Francesco e che sembrano indicarlo come lo specialista della bottega dell' Urbinate in questo campo. Penni, vivendo con Raffaello e assorbendo la sua ricerca verso l'obiettività visiva e l' Antico, tuttavia, offre allo sguardo un carattere lievemente minore (nel senso del patetico) di fronte alla serena maestà nell'ultima attività sovrana del grande artista che fu Raffaello. Molte opere del quale gli furono sovente attribuite, talora con fortuna, in un dibattito che si rinnova nell'ambito della critica più accorta. In realtà, al di là del formalismo che investe troppo spesso l'opera di Giovan Francesco Penni, questa sua dimensione affettiva che soprattutto risente del cosmopolitismo vigente nella bottega romana del grande Raffaello, dose dominano la forma dell' Antico Lume in Hemskerch, ma si equilibrano quella di Luca di Leida. Più accostabile all' antichità e a Raffaello, è quel Baldassarre Peruzzi, che a Roma possedeva la bottega fiorente e raccoglieva senza sosta incarichi del suo concittadino senese Agostino Chigi. Ogni cosa sembra legata la funzione ornamentale , che vale anche per le architetture anticheggianti sullo sfondo, che Peruzzi - come già Raffaello nei cartoni per gli arazzi, inserisce con la più grande coscienza e con rigore. Qui le forme davvero si impostano ed agiscono sovrane, come nell'Antico. La qualità e la bellezza integra dell'opera non grande ma sensibile come un atto naturale - come il sorriso mesto che domina i volti della Vergine e del Bambino - è un contrassegno che si esprime costante nelle stigmate infantili del Salvatore e della Madre. Il classicismo di Raffaello influenza anche le sue Vergini esibendo la massima, elementare semplicità. La misura di questa altissima coscienza , che si esprime in una eccezionale 'forma' stilistica, e in un'incomparabile 'sentimento' dei contenuti più alti ed elevati, non manca di esprimersi anche allegoricamente. Infatti, non si può mancare di notare la bellezza intima oltre che naturalistica della melagrana sovrastata dalla farfalla: che, secondo la tradizione degli studi sull'Antico appare - come in un dipinto dell'umanesimo quattrocentesco - a significare la vocazione del piccolo Bambino alla morte terrena. E da ricordare la sua attività estrema quando nel 1526 lasciò Roma per seguire Giulio Romano, il quale si era trasferito a Mantova nel 1524 alla corte dei Gonzaga ; ma la permanenza fu breve e già nel 1528, anno della sua morte, si spostava a Napoli. L'attività molteplice di Luca Penni allievo del fratello, a lungo lo trascinò con molti impegni e probabili soluzioni, giunte ad un buon successo nell'ambito del milieu internazionale che ebbe numerose e grandi fortune tra i collaboratori italo-francesi e fiamminghi che facevano parte dell'équipe del pittor

Auction archive: Lot number 231
Auction:
Datum:
12 Jun 2019
Auction house:
Cambi Casa d'Aste
Castello Mackenzie Mura di san Bartolomeo 16c 16
16122 Genova
Italy
info@cambiaste.com
+39 010 8395029
+39 010 879482
Beschreibung:

Gian Francesco Penni (Firenze 1488 - Napoli 1528) olio su tela, cm 73x52 Expertise di Andrea Emiliani del 2002 Dopo la morte prematura di Raffaello, Giovan Francesco Penni collaborò con il maggiore dei allievi del maestro, Giulio Pippi detto Romano, per il completamento delle opere del Maestro, come la Sala di Costantino, la Trasfigurazione e l'Assunzione con l' Incoronazione della Vergine (1525) a Monteluce (Perugia). Penni ha anche fornito i disegni per gli arazzi della Vita di Cristo per il Pontefice fiorentino Clemente VII Medici, eseguiti per la decorazione della Sala del Concistoro nei Palazzi Vaticani. Nacque a Firenze da una famiglia di tessitori, entrò assai presto nel laboratorio di Raffaello Urbinas, dove iniziò assieme al grande maestro una proficua collaborazione in alcune opere, tra cui la Stanza dell'Incendio di Borgo nel Palazzo del Vaticano, nonché gli affreschi della Villa Farnesina, sempre a Roma in Lungotevere, per il banchiere senese Agostino Peruzzi. In questo clima non mancarono mai imprese e opere di intensa seduzione e di grande ispirazione. Ciò è visibile soprattutto nei disegni e nei numerosi codici, collegati ad affreschi raffaelleschi, che ormai si ritiene spettino a Giovanni Francesco e che sembrano indicarlo come lo specialista della bottega dell' Urbinate in questo campo. Penni, vivendo con Raffaello e assorbendo la sua ricerca verso l'obiettività visiva e l' Antico, tuttavia, offre allo sguardo un carattere lievemente minore (nel senso del patetico) di fronte alla serena maestà nell'ultima attività sovrana del grande artista che fu Raffaello. Molte opere del quale gli furono sovente attribuite, talora con fortuna, in un dibattito che si rinnova nell'ambito della critica più accorta. In realtà, al di là del formalismo che investe troppo spesso l'opera di Giovan Francesco Penni, questa sua dimensione affettiva che soprattutto risente del cosmopolitismo vigente nella bottega romana del grande Raffaello, dose dominano la forma dell' Antico Lume in Hemskerch, ma si equilibrano quella di Luca di Leida. Più accostabile all' antichità e a Raffaello, è quel Baldassarre Peruzzi, che a Roma possedeva la bottega fiorente e raccoglieva senza sosta incarichi del suo concittadino senese Agostino Chigi. Ogni cosa sembra legata la funzione ornamentale , che vale anche per le architetture anticheggianti sullo sfondo, che Peruzzi - come già Raffaello nei cartoni per gli arazzi, inserisce con la più grande coscienza e con rigore. Qui le forme davvero si impostano ed agiscono sovrane, come nell'Antico. La qualità e la bellezza integra dell'opera non grande ma sensibile come un atto naturale - come il sorriso mesto che domina i volti della Vergine e del Bambino - è un contrassegno che si esprime costante nelle stigmate infantili del Salvatore e della Madre. Il classicismo di Raffaello influenza anche le sue Vergini esibendo la massima, elementare semplicità. La misura di questa altissima coscienza , che si esprime in una eccezionale 'forma' stilistica, e in un'incomparabile 'sentimento' dei contenuti più alti ed elevati, non manca di esprimersi anche allegoricamente. Infatti, non si può mancare di notare la bellezza intima oltre che naturalistica della melagrana sovrastata dalla farfalla: che, secondo la tradizione degli studi sull'Antico appare - come in un dipinto dell'umanesimo quattrocentesco - a significare la vocazione del piccolo Bambino alla morte terrena. E da ricordare la sua attività estrema quando nel 1526 lasciò Roma per seguire Giulio Romano, il quale si era trasferito a Mantova nel 1524 alla corte dei Gonzaga ; ma la permanenza fu breve e già nel 1528, anno della sua morte, si spostava a Napoli. L'attività molteplice di Luca Penni allievo del fratello, a lungo lo trascinò con molti impegni e probabili soluzioni, giunte ad un buon successo nell'ambito del milieu internazionale che ebbe numerose e grandi fortune tra i collaboratori italo-francesi e fiamminghi che facevano parte dell'équipe del pittor

Auction archive: Lot number 231
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Datum:
12 Jun 2019
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Castello Mackenzie Mura di san Bartolomeo 16c 16
16122 Genova
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