Gianfrancesco Tura detto Tura Mantovano (Mantova 1485 ca–1542 ca) olio su tavola, cm 53x58 in cornice Dapprima indicato come Maestro Orombelli, dal nome del collezionista milanese proprietario di una Sacra Famiglia studiata da Freedberg e Zeri, poi come Altura Mantovano dalla dicitura riportata dal Vasari sulla cornice di un disegno conservato a Oxford, Gianfrancesco Tura è stato riabilitato alla fine degli anni Ottanta da Renato Berzaghi, autore di un saggio dal respiro monografico (cfr. Tre dipinti e un nome per il Maestro Orombelli, in Dal Correggio a Giulio Romano). Grazie allo studioso, infatti, il suo corpus di opere da sempre considerate affini all'attività giovanile del Correggio ha finalmente acquistato piena autonomia, delineando una personalità innestatasi nel solco mantegnesco, sensibile agli apporti della pittura ferrarese soprattutto del maestro Lorenzo Costa Oscurato dal genio di Giulio Romano e incapace di adeguarsi agli indirizzi del Manierismo imperante, Gianfrancesco non fu estraneo nemmeno al catalogo di alcuni artisti eccentrici attivi nel Nord Italia nel primo quarto del Cinquecento, quali Aspertini, Lotto e Romanino.
Gianfrancesco Tura detto Tura Mantovano (Mantova 1485 ca–1542 ca) olio su tavola, cm 53x58 in cornice Dapprima indicato come Maestro Orombelli, dal nome del collezionista milanese proprietario di una Sacra Famiglia studiata da Freedberg e Zeri, poi come Altura Mantovano dalla dicitura riportata dal Vasari sulla cornice di un disegno conservato a Oxford, Gianfrancesco Tura è stato riabilitato alla fine degli anni Ottanta da Renato Berzaghi, autore di un saggio dal respiro monografico (cfr. Tre dipinti e un nome per il Maestro Orombelli, in Dal Correggio a Giulio Romano). Grazie allo studioso, infatti, il suo corpus di opere da sempre considerate affini all'attività giovanile del Correggio ha finalmente acquistato piena autonomia, delineando una personalità innestatasi nel solco mantegnesco, sensibile agli apporti della pittura ferrarese soprattutto del maestro Lorenzo Costa Oscurato dal genio di Giulio Romano e incapace di adeguarsi agli indirizzi del Manierismo imperante, Gianfrancesco non fu estraneo nemmeno al catalogo di alcuni artisti eccentrici attivi nel Nord Italia nel primo quarto del Cinquecento, quali Aspertini, Lotto e Romanino.
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