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Auction archive: Lot number 108

Giovanni Francesco Barbieri detto il Guercino (Cento 1591 - Bologna 1666)

Fine Old Masters
10 Dec 2020
Estimate
€200,000 - €300,000
ca. US$241,897 - US$362,846
Price realised:
n. a.
Auction archive: Lot number 108

Giovanni Francesco Barbieri detto il Guercino (Cento 1591 - Bologna 1666)

Fine Old Masters
10 Dec 2020
Estimate
€200,000 - €300,000
ca. US$241,897 - US$362,846
Price realised:
n. a.
Beschreibung:

Giovanni Francesco Barbieri detto il Guercino (Cento 1591 - Bologna 1666) olio su tela, cm 150x200 Provenienza: Parigi, collezione cardinale Giulio Mazarino; Lucca, Villa Orsetti, collezione Elisa Bonaparte Baciocchi; Lucca, collezione famiglia del Chiaro (XIX secolo) Non è necessaria un’analisi approfondita per rimettere questo capolavoro inedito, riemerso di recente in collezione privata, alla mano di Giovanni Francesco Barbieri detto il Guercino. Scomodare una personalità come quella del sommo pittore centese rimane pur sempre un azzardo, ma questa volta, la qualità straordinaria della tela, che abbiamo il piacere di presentare in sede d’asta insieme agli altri pezzi ricercati del nostro catalogo e, soprattutto, di iniziare agli studi, ci suggerisce che è cosa giusta. Un fascio di luce timida fluisce insinuandosi nell’oscurità di una cella di prigionia da una grata appena accennata sulla sinistra. Si posa sulle figure che si stagliano contro un fondo neutro, come due grandi attori su un palcoscenico all’atto finale del loro dramma. Introdotti dallo storico Valerio Massimo nel libro IX del “De Factis Dictisque Memorabilibus”, i due personaggi, rappresentati a tre quarti di figura, vestono i panni dell’anziano Cimone, condannato secondo la leggenda a morire di fame in prigione, e della figlia Pero, tanto virtuosa quanto bella. Cimone è legato ai polsi da pesanti catene e si sporge affamato verso il florido seno che la fanciulla, sgattaiolata in incognito nella cella, gli offre. Valerio Massimo riportava che un secondino, accortosi dell’inganno e tuttavia impressionato dall’esempio di Pietas incarnato dalla donna, l’aiutò ad ottenere l’assoluzione e il rilascio del padre. E certo, non avremmo difficoltà ad agire sull’esempio della guardia che, mossa a compassione ma anche probabilmente da quella magnifica apparizione, immaginiamo estasiata dinanzi a quel tripudio di carni rosee offerte alla vista, mentre l’anziano padre si accinge a prenderne d’assalto le rotondità trepidanti, animate da una luminescenza di origine quasi interiore. Alla ricerca di una “storia” per la nostra tela, incappiamo niente meno che nel Libro dei Conti del Guercino, che dal gennaio 1629 sino alla fine della sua vicenda terrena, documentò com’è noto la sua attività mese per mese sulle pagine di un prezioso quaderno, curato prima dal fratello, il naturamortista Paolo Antonio che ne amministrava lo studio e la casa, poi dopo la morte di questi, avvenuta nel 1649, dal pittore stesso. Qui, al posto 179 del dì 8 settembre dell’anno 1638 compare menzionata per la prima volta una Carità Romana (Ghelfi 1997, p. 93), rimasta finora priva di ubicazione: Dal Illustrissimo Sig. Marchese Cornelio Bentivoglio, si è ricevuto Reali 50 per caparra di un Quadro di due mezze figure a dispositione, che fanno detti Reali la soma di Schudi 55. L’anno successivo, nel 1639, lo stesso dipinto riaffiora citato il 23 agosto al n. 204 (Ghelfi 1997, pp. 98-99). Questa volta sembra che al bolognese vengano saldati ulteriori 66 schudi, e ciò, a spiegazione forse del fatto che da una composizione più contenuta pensata in origine, l’artista avesse deciso di lanciarsi in qualcosa di molto più grande, sia nel supporto che nella composizione. Dall’Illustrissimo Sig. Marchese Bentivoglio, si è ricevuto per intiero pagamento del Quadro della Carità Romana fatoli L. 274 ducati di fiorenza, che fano Schudi 66. Sulla Caritas Romana ci regala qualche informazione in più Carlo Cesare Malvasia che, concordando con la notizia proveniente dalla bottega del Guercino, aggiunse un’informazione a dir poco fondamentale. Sembra che il marchese Cornelio II Bentivoglio l’avesse commissionata al celebre pittore per recarla in dono al cardinal Mazzarino, «Nunzio in Francia» (Malvasia 1841, II, p. 264). E, in effetti, l’intento del nobiluomo dovette andare in porto perché una Charité Romaine compare in due successivi inventari redatti sulla collezione dell’alto prelato, rispettivamente nel 1653 e nel 1661 (Tur

Auction archive: Lot number 108
Auction:
Datum:
10 Dec 2020
Auction house:
Cambi Casa d'Aste
Castello Mackenzie Mura di san Bartolomeo 16c 16
16122 Genova
Italy
info@cambiaste.com
+39 010 8395029
+39 010 879482
Beschreibung:

Giovanni Francesco Barbieri detto il Guercino (Cento 1591 - Bologna 1666) olio su tela, cm 150x200 Provenienza: Parigi, collezione cardinale Giulio Mazarino; Lucca, Villa Orsetti, collezione Elisa Bonaparte Baciocchi; Lucca, collezione famiglia del Chiaro (XIX secolo) Non è necessaria un’analisi approfondita per rimettere questo capolavoro inedito, riemerso di recente in collezione privata, alla mano di Giovanni Francesco Barbieri detto il Guercino. Scomodare una personalità come quella del sommo pittore centese rimane pur sempre un azzardo, ma questa volta, la qualità straordinaria della tela, che abbiamo il piacere di presentare in sede d’asta insieme agli altri pezzi ricercati del nostro catalogo e, soprattutto, di iniziare agli studi, ci suggerisce che è cosa giusta. Un fascio di luce timida fluisce insinuandosi nell’oscurità di una cella di prigionia da una grata appena accennata sulla sinistra. Si posa sulle figure che si stagliano contro un fondo neutro, come due grandi attori su un palcoscenico all’atto finale del loro dramma. Introdotti dallo storico Valerio Massimo nel libro IX del “De Factis Dictisque Memorabilibus”, i due personaggi, rappresentati a tre quarti di figura, vestono i panni dell’anziano Cimone, condannato secondo la leggenda a morire di fame in prigione, e della figlia Pero, tanto virtuosa quanto bella. Cimone è legato ai polsi da pesanti catene e si sporge affamato verso il florido seno che la fanciulla, sgattaiolata in incognito nella cella, gli offre. Valerio Massimo riportava che un secondino, accortosi dell’inganno e tuttavia impressionato dall’esempio di Pietas incarnato dalla donna, l’aiutò ad ottenere l’assoluzione e il rilascio del padre. E certo, non avremmo difficoltà ad agire sull’esempio della guardia che, mossa a compassione ma anche probabilmente da quella magnifica apparizione, immaginiamo estasiata dinanzi a quel tripudio di carni rosee offerte alla vista, mentre l’anziano padre si accinge a prenderne d’assalto le rotondità trepidanti, animate da una luminescenza di origine quasi interiore. Alla ricerca di una “storia” per la nostra tela, incappiamo niente meno che nel Libro dei Conti del Guercino, che dal gennaio 1629 sino alla fine della sua vicenda terrena, documentò com’è noto la sua attività mese per mese sulle pagine di un prezioso quaderno, curato prima dal fratello, il naturamortista Paolo Antonio che ne amministrava lo studio e la casa, poi dopo la morte di questi, avvenuta nel 1649, dal pittore stesso. Qui, al posto 179 del dì 8 settembre dell’anno 1638 compare menzionata per la prima volta una Carità Romana (Ghelfi 1997, p. 93), rimasta finora priva di ubicazione: Dal Illustrissimo Sig. Marchese Cornelio Bentivoglio, si è ricevuto Reali 50 per caparra di un Quadro di due mezze figure a dispositione, che fanno detti Reali la soma di Schudi 55. L’anno successivo, nel 1639, lo stesso dipinto riaffiora citato il 23 agosto al n. 204 (Ghelfi 1997, pp. 98-99). Questa volta sembra che al bolognese vengano saldati ulteriori 66 schudi, e ciò, a spiegazione forse del fatto che da una composizione più contenuta pensata in origine, l’artista avesse deciso di lanciarsi in qualcosa di molto più grande, sia nel supporto che nella composizione. Dall’Illustrissimo Sig. Marchese Bentivoglio, si è ricevuto per intiero pagamento del Quadro della Carità Romana fatoli L. 274 ducati di fiorenza, che fano Schudi 66. Sulla Caritas Romana ci regala qualche informazione in più Carlo Cesare Malvasia che, concordando con la notizia proveniente dalla bottega del Guercino, aggiunse un’informazione a dir poco fondamentale. Sembra che il marchese Cornelio II Bentivoglio l’avesse commissionata al celebre pittore per recarla in dono al cardinal Mazzarino, «Nunzio in Francia» (Malvasia 1841, II, p. 264). E, in effetti, l’intento del nobiluomo dovette andare in porto perché una Charité Romaine compare in due successivi inventari redatti sulla collezione dell’alto prelato, rispettivamente nel 1653 e nel 1661 (Tur

Auction archive: Lot number 108
Auction:
Datum:
10 Dec 2020
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Castello Mackenzie Mura di san Bartolomeo 16c 16
16122 Genova
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