Sansone e Dalila Olio su tela, cm 121X91
Il dipinto raffigura il momento in cui Dalila taglia la folta chioma di Sansone, a destra si scorgono i soldati in attesa che all'eroe venga tolta la sua forza sovrumana. I caratteri di stile conducono a riconoscere una squisita espressività veneta con strette analogie con la produzione di Giovanni Antonio Pellegrini (Venezia 1675-1741), un pittore di cultura internazionale, un artista viaggiante, accolto presso le principali corti e residenze nobiliari d'Europa per le sue straordinarie doti di decoratore a fresco e abile pittore a olio. Il suo linguaggio, spigliato e brillante, caratterizzato da delicate sensualità, andava incontro al gusto collezionistico e di arredo di una classe dirigente intrisa di cultura italianizzante e poco incline alle gravità estetiche dell'età barocca. La sua arte testimonia integralmente il ruolo da lui svolto nell'evoluzione della pittura veneziana di inizio Settecento, trascendendo dagli esempi di Sebastiano Ricci e la lezione impartitagli da Paolo Pagani suo primo maestro, rinnovando altresì le lezioni del Gaulli e Luca Giordano raggiungendo una raffinatezza cromatica e una partitura compositiva che sarà di fondamentale esempio a Giovanni Battista Tiepolo. La tela qui presentata è un buon esempio per cogliere le qualità raggiunte dall'artista durante la maturità, per l'elegante impaginazione e le tonalità rocaille grigio-perlacee. Bibliografia di riferimento: G. Knox, 'Antonio Pellegrini (1675-1741)', Oxford 1995, ad vocem A. Bettagno, 'Antonio Pellegrini. Il maestro veneto del rococò alle corti d'Europa', Venezia 1998, ad vocem
Sansone e Dalila Olio su tela, cm 121X91
Il dipinto raffigura il momento in cui Dalila taglia la folta chioma di Sansone, a destra si scorgono i soldati in attesa che all'eroe venga tolta la sua forza sovrumana. I caratteri di stile conducono a riconoscere una squisita espressività veneta con strette analogie con la produzione di Giovanni Antonio Pellegrini (Venezia 1675-1741), un pittore di cultura internazionale, un artista viaggiante, accolto presso le principali corti e residenze nobiliari d'Europa per le sue straordinarie doti di decoratore a fresco e abile pittore a olio. Il suo linguaggio, spigliato e brillante, caratterizzato da delicate sensualità, andava incontro al gusto collezionistico e di arredo di una classe dirigente intrisa di cultura italianizzante e poco incline alle gravità estetiche dell'età barocca. La sua arte testimonia integralmente il ruolo da lui svolto nell'evoluzione della pittura veneziana di inizio Settecento, trascendendo dagli esempi di Sebastiano Ricci e la lezione impartitagli da Paolo Pagani suo primo maestro, rinnovando altresì le lezioni del Gaulli e Luca Giordano raggiungendo una raffinatezza cromatica e una partitura compositiva che sarà di fondamentale esempio a Giovanni Battista Tiepolo. La tela qui presentata è un buon esempio per cogliere le qualità raggiunte dall'artista durante la maturità, per l'elegante impaginazione e le tonalità rocaille grigio-perlacee. Bibliografia di riferimento: G. Knox, 'Antonio Pellegrini (1675-1741)', Oxford 1995, ad vocem A. Bettagno, 'Antonio Pellegrini. Il maestro veneto del rococò alle corti d'Europa', Venezia 1998, ad vocem
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