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Auction archive: Lot number 386

CATONE, Dioniso. Disticha de moribus . [Roma: Johannes Schurener de Bopardia, circa 1474-75].

Auction 14.06.2001
14 Jun 2001
Estimate
ITL80,000,000 - ITL100,000,000
ca. US$35,280 - US$44,100
Price realised:
ITL85,750,000
ca. US$37,815
Auction archive: Lot number 386

CATONE, Dioniso. Disticha de moribus . [Roma: Johannes Schurener de Bopardia, circa 1474-75].

Auction 14.06.2001
14 Jun 2001
Estimate
ITL80,000,000 - ITL100,000,000
ca. US$35,280 - US$44,100
Price realised:
ITL85,750,000
ca. US$37,815
Beschreibung:

CATONE, Dioniso. Disticha de moribus . [Roma: Johannes Schurener de Bopardia, circa 1474-75]. In quarto. 26 carte.[a-b 8, c 10], 24 linee, carattere romano, testo in latino ed italiano tradotto da Catelluccio di Campania, ovvero Catenaccio dei Catenacci. Legatura in cartonato colorato del sec. XVIII con titolo manoscritto al dorso. Provenienza: Altemps; Fairfax-Murray; Colombi; Martini, asta Zurigo maggio 1935. RARISSIMA PRIMA EDIZIONE IN VOLGARE. Nel curriculum degli studia humanitatis i "Disticha catonis", anche detti Cato , rappresentavano il secondo testo obbligatorio per gli studenti elementari, dopo la grammatica latina detta Donatus o anche Ianua . I due testi, in ambito italiano tardo-medievale, si diffusero uniti nella tradizione manoscritta; mentre, dopo l'apparizione della stampa, i Disticha vennero impressi di frequente anche da soli. Dopo aver appreso i primi rudimenti grammaticali, gli scolari cominciavano a leggere il latino elementare dei Disticha Catonis , una compilazione della tarda antichità - arricchita nell'alto medioevo da versi aggiuntivi - d'impianto moraleggiante, attribuita a Catone il Censore (Marco Porcio Catone, 234-149 a.C.). Per tutto il medioevo rappresentò uno dei testi scolastici prediletti, la cui tradizione (manoscritta come a stampa) proseguì in età umanistica proprio perchè la lingua e il contenuto etico rendevano tale operetta per certi versi classica agli occhi dei dotti umanisti. I pedagoghi del Rinascimento ne adottarono l'impianto, che garantiva agli studenti l'apprendimento del latino base mentre al tempo stesso venivano impartiti consigli di saggezza antica. Tutto il testo consta di cinque sezioni: una prima parte di brevi precetti e un corpo centrale suddiviso in quattro libri composti da un numero variabile di distici (coppie di versi latini di circa 12-15 parole ciascuno). Il contenuto di tali versi si condensa in "consigli di prudenza mondana e di morale, esaltando in particolare la pietà filiale, l'amicizia, la prudenza, la temperanza e la tolleranza della propria sorte" (Grendler, p.216). Le fonti sono tutte classiche, in special modo Ovidio, Orazio, Cicerone, Seneca, Plutarco e Giovenale. Valore assoluto veniva dato all'esperienza pratica, madre di ogni virtù e saggezza ben più di qualsivoglia lezione libresca, con una deciso prevalere della morale pagana e laica piuttosto che cristiana; ciò nonostante ancora alla fine del XVI sec. le scuole dei gesuiti italiane adottavano i Disticha come primo testo di lettura latino. Come per ogni opera scolastica, in ogni tempo soggette al passaggio tra le mani di poco rispettosi studenti, tutte le edizione dei Disticha risultano estremamente rare perchè destinate ad un uso intenso e "distruttivo" da parte di lettori non particolarmente attenti alla conservazione del bene Sono note appena 6 edizioni di incunaboli dei Disticha nella versione latina, per una decina di esemplari in tutto, e 10 in italiano, anche queste tràdite in pochissimi copie. L'edizione in questione appare essere, allo stato dei fatti, la PRIMA IN ORDINE CRONOLOGICO per entrambi le versioni. La traduzione è opera di Catenaccio Catenacci (Anagni, sec.XIII-XIV), cavaliere di illustre famiglia imparentata con i Caetani, vicario del Podestà di Todi (1282-83) e Podestà di Foligno e Orvieto (1310 e 1314). La lingua utilizzata è un volgare della campagna laziale di assoluto interesse storico-linguistico. Il testo è edito da A.Altamura in Testi napoletanoi dei sec.XIII eXIV, Napoli, Perrella, 1949, pp.109-137. Cfr. inoltre Paul F.Grendler, La scuola ne Rinascimento italiano , Bari, Laterza, 1991, soprattutto pp.215-217; mancando un'edizione critica della versione italiana, i raffronti testuali possono farsi con The distics of cato, a Famous medieval Textbook , University of Wisconsin Studies, Madison, 1922, e con UDisticha Catonis recensuit at apparato critico intruxit , a cura di M.Boas e Henricus J.Botschuyver, Amsterdam, 1952. H 4750; Brunet I, 1674; IGI 2606; GW 6371; Cata

Auction archive: Lot number 386
Auction:
Datum:
14 Jun 2001
Auction house:
Christie's
Rome
Beschreibung:

CATONE, Dioniso. Disticha de moribus . [Roma: Johannes Schurener de Bopardia, circa 1474-75]. In quarto. 26 carte.[a-b 8, c 10], 24 linee, carattere romano, testo in latino ed italiano tradotto da Catelluccio di Campania, ovvero Catenaccio dei Catenacci. Legatura in cartonato colorato del sec. XVIII con titolo manoscritto al dorso. Provenienza: Altemps; Fairfax-Murray; Colombi; Martini, asta Zurigo maggio 1935. RARISSIMA PRIMA EDIZIONE IN VOLGARE. Nel curriculum degli studia humanitatis i "Disticha catonis", anche detti Cato , rappresentavano il secondo testo obbligatorio per gli studenti elementari, dopo la grammatica latina detta Donatus o anche Ianua . I due testi, in ambito italiano tardo-medievale, si diffusero uniti nella tradizione manoscritta; mentre, dopo l'apparizione della stampa, i Disticha vennero impressi di frequente anche da soli. Dopo aver appreso i primi rudimenti grammaticali, gli scolari cominciavano a leggere il latino elementare dei Disticha Catonis , una compilazione della tarda antichità - arricchita nell'alto medioevo da versi aggiuntivi - d'impianto moraleggiante, attribuita a Catone il Censore (Marco Porcio Catone, 234-149 a.C.). Per tutto il medioevo rappresentò uno dei testi scolastici prediletti, la cui tradizione (manoscritta come a stampa) proseguì in età umanistica proprio perchè la lingua e il contenuto etico rendevano tale operetta per certi versi classica agli occhi dei dotti umanisti. I pedagoghi del Rinascimento ne adottarono l'impianto, che garantiva agli studenti l'apprendimento del latino base mentre al tempo stesso venivano impartiti consigli di saggezza antica. Tutto il testo consta di cinque sezioni: una prima parte di brevi precetti e un corpo centrale suddiviso in quattro libri composti da un numero variabile di distici (coppie di versi latini di circa 12-15 parole ciascuno). Il contenuto di tali versi si condensa in "consigli di prudenza mondana e di morale, esaltando in particolare la pietà filiale, l'amicizia, la prudenza, la temperanza e la tolleranza della propria sorte" (Grendler, p.216). Le fonti sono tutte classiche, in special modo Ovidio, Orazio, Cicerone, Seneca, Plutarco e Giovenale. Valore assoluto veniva dato all'esperienza pratica, madre di ogni virtù e saggezza ben più di qualsivoglia lezione libresca, con una deciso prevalere della morale pagana e laica piuttosto che cristiana; ciò nonostante ancora alla fine del XVI sec. le scuole dei gesuiti italiane adottavano i Disticha come primo testo di lettura latino. Come per ogni opera scolastica, in ogni tempo soggette al passaggio tra le mani di poco rispettosi studenti, tutte le edizione dei Disticha risultano estremamente rare perchè destinate ad un uso intenso e "distruttivo" da parte di lettori non particolarmente attenti alla conservazione del bene Sono note appena 6 edizioni di incunaboli dei Disticha nella versione latina, per una decina di esemplari in tutto, e 10 in italiano, anche queste tràdite in pochissimi copie. L'edizione in questione appare essere, allo stato dei fatti, la PRIMA IN ORDINE CRONOLOGICO per entrambi le versioni. La traduzione è opera di Catenaccio Catenacci (Anagni, sec.XIII-XIV), cavaliere di illustre famiglia imparentata con i Caetani, vicario del Podestà di Todi (1282-83) e Podestà di Foligno e Orvieto (1310 e 1314). La lingua utilizzata è un volgare della campagna laziale di assoluto interesse storico-linguistico. Il testo è edito da A.Altamura in Testi napoletanoi dei sec.XIII eXIV, Napoli, Perrella, 1949, pp.109-137. Cfr. inoltre Paul F.Grendler, La scuola ne Rinascimento italiano , Bari, Laterza, 1991, soprattutto pp.215-217; mancando un'edizione critica della versione italiana, i raffronti testuali possono farsi con The distics of cato, a Famous medieval Textbook , University of Wisconsin Studies, Madison, 1922, e con UDisticha Catonis recensuit at apparato critico intruxit , a cura di M.Boas e Henricus J.Botschuyver, Amsterdam, 1952. H 4750; Brunet I, 1674; IGI 2606; GW 6371; Cata

Auction archive: Lot number 386
Auction:
Datum:
14 Jun 2001
Auction house:
Christie's
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