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Auction archive: Lot number 556

D'ANNUNZIO, Gabriele. Straordinario manoscritto autografo firmato ( Gabriel d'Annunzio ): La Ville morte. Tragédie moderne (datato: A.D. MDCCCLXXXXVI ), 297 pagine folio gr. (in fascicoli che ospitano anche altri sette fogli, bianchi), copia calligra...

Auction 29.05.2003
29 May 2003
Estimate
€19,000 - €21,000
ca. US$22,005 - US$24,321
Price realised:
€19,840
ca. US$22,978
Auction archive: Lot number 556

D'ANNUNZIO, Gabriele. Straordinario manoscritto autografo firmato ( Gabriel d'Annunzio ): La Ville morte. Tragédie moderne (datato: A.D. MDCCCLXXXXVI ), 297 pagine folio gr. (in fascicoli che ospitano anche altri sette fogli, bianchi), copia calligra...

Auction 29.05.2003
29 May 2003
Estimate
€19,000 - €21,000
ca. US$22,005 - US$24,321
Price realised:
€19,840
ca. US$22,978
Beschreibung:

D'ANNUNZIO, Gabriele. Straordinario manoscritto autografo firmato ( Gabriel d'Annunzio ): La Ville morte. Tragédie moderne (datato: A.D. MDCCCLXXXXVI ), 297 pagine folio gr. (in fascicoli che ospitano anche altri sette fogli, bianchi), copia calligrafica ospitata in grande raccoglitore mezza pelle e astuccio rigido con impressioni in oro al dorso. Si tratta dell'esemplare donato da d'Annunzio alla Divina, Sarah BERNHARDT che ne fu deliziata ("Admirable! Admirable! Tout mon coeur reconnaissant!", gli risponde) e la interpretò a Parigi (lo spettacolo ottenne però solo un successo di stima; poeta e Musa rimasero tuttavia in buoni rapporti; la prima italiana fu invece nel 1901 al Lirico di Milano, con la Duse, stavolta, nel ruolo protagonista di Anna: e ben più caloroso fu l'esito). E' davvero singolare la storia di questo manoscritto francese di d'Annunzio. Come scrive Annamaria Andreoli ( Il vivere inimitabile , Milano, Mondadori, 2000, pp. 301-303), a quell'altezza il grande promoter di se stesso ha bisogno di uscire in Francia con un'"opera concepita direttamente in francese, senza la menzione del traduttore": dunque si rivolge al proprio traduttore abituale, Georges Hérelle, e gli chiede (nella lettera dell'ottobre 1896, XXXVII dell'edizione a cura di Maria Giovanna Sanjust, Lettere a Georges Hérelle 1891-1913 , Bari, Palomar, 1993, pp. 209-215), di rendere in francese l'originale, ovviamente in italiano, senza figurare però come traduttore; l'opera sarà presentata, infatti, come scritta direttamente in francese dall'Imaginifico ("Io avrei voluto tentare di scrivere il dramma originalmente in francese e avrei voluto quindi sottoporre la mia prosa alla vostra revisione. Scrivendo in italiano, spessissimo la frase francese viene sotto la mia penna e mi sembra più efficace e - come dire? - più vocale . Voi sapete che in italiano il dialogo è difficilissimo. La nostra lingua è così fatta che non è possibile evitare nel dialogo una di queste due pecche: la volgarità o l'affettazione. Troppa è la differenza tra la lingua parlata e la lingua letteraria... Io cerco di salvarmi facendo prodigi di agilità; ma non sempre riesco, perché le parole italiane hanno una specie di pesantezza sonora che s'impone. La vostra lingua è più fluida, più tenue, meno rotonda. Perciò, anche nelle traduzioni dei miei romanzi, spesso il dialogo è più naturale che nel testo originale. Certo, voi avete già notata questa singolarità... mentre scrivo, sento spessissimo che la frase francese corrispondente è assai più parlabile . Ma - come il tempo stringe e il lavoro mi opprime - penso che non potrò mettere in pratica la mia intenzione. Farò l'esperimento un'altra volta, con la vostra assistenza. Tuttavia, poiché il mio dramma appare per la prima volta al mondo nella veste originale francese e non so ancora quando potrà essere rappresentato in Italia, io credo che sarebbe utile togliergli il carattere di traduzione. Già al teatro questa parola - traduzione - sembra quasi mettere un velo tra l'opera e gli spettatori. Sembra che gli spettatori, a traverso una traduzione, non debbano ricevere una emozione diretta . Ascoltando o leggendo una traduzione, si pensa istintivamente a ciò che potrebbe essere il testo originale. E v'è come una diminuzione di piacere. Io vorrei dunque che il mio dramma fosse offerto al pubblico francese direttamente, e che fosse evitata la dicitura: 'tradotto dall'italiano'. Questa era la mia idea primitiva, Ora rispondetemi francamente se voi potete consentire a questa mia proposta. Vi propongo di tradurre il mio dramma e di cedermene il testo francese per una somma netta che voi medesimo potrete stabilire in proporzione della vostra fatica. Io porterò nella vostra traduzione quelle modificazioni che mi suggerirà il sentimento personale ch'io ho dell'opera mia. E darò a Sarah Bernhardt il testo francese, senza alcuna indicazione, assumendomene la responsabilità"). E' precisamente quanto fa d'Annunzio: come si scopre ora, giungendo addi

Auction archive: Lot number 556
Auction:
Datum:
29 May 2003
Auction house:
Christie's
Rome
Beschreibung:

D'ANNUNZIO, Gabriele. Straordinario manoscritto autografo firmato ( Gabriel d'Annunzio ): La Ville morte. Tragédie moderne (datato: A.D. MDCCCLXXXXVI ), 297 pagine folio gr. (in fascicoli che ospitano anche altri sette fogli, bianchi), copia calligrafica ospitata in grande raccoglitore mezza pelle e astuccio rigido con impressioni in oro al dorso. Si tratta dell'esemplare donato da d'Annunzio alla Divina, Sarah BERNHARDT che ne fu deliziata ("Admirable! Admirable! Tout mon coeur reconnaissant!", gli risponde) e la interpretò a Parigi (lo spettacolo ottenne però solo un successo di stima; poeta e Musa rimasero tuttavia in buoni rapporti; la prima italiana fu invece nel 1901 al Lirico di Milano, con la Duse, stavolta, nel ruolo protagonista di Anna: e ben più caloroso fu l'esito). E' davvero singolare la storia di questo manoscritto francese di d'Annunzio. Come scrive Annamaria Andreoli ( Il vivere inimitabile , Milano, Mondadori, 2000, pp. 301-303), a quell'altezza il grande promoter di se stesso ha bisogno di uscire in Francia con un'"opera concepita direttamente in francese, senza la menzione del traduttore": dunque si rivolge al proprio traduttore abituale, Georges Hérelle, e gli chiede (nella lettera dell'ottobre 1896, XXXVII dell'edizione a cura di Maria Giovanna Sanjust, Lettere a Georges Hérelle 1891-1913 , Bari, Palomar, 1993, pp. 209-215), di rendere in francese l'originale, ovviamente in italiano, senza figurare però come traduttore; l'opera sarà presentata, infatti, come scritta direttamente in francese dall'Imaginifico ("Io avrei voluto tentare di scrivere il dramma originalmente in francese e avrei voluto quindi sottoporre la mia prosa alla vostra revisione. Scrivendo in italiano, spessissimo la frase francese viene sotto la mia penna e mi sembra più efficace e - come dire? - più vocale . Voi sapete che in italiano il dialogo è difficilissimo. La nostra lingua è così fatta che non è possibile evitare nel dialogo una di queste due pecche: la volgarità o l'affettazione. Troppa è la differenza tra la lingua parlata e la lingua letteraria... Io cerco di salvarmi facendo prodigi di agilità; ma non sempre riesco, perché le parole italiane hanno una specie di pesantezza sonora che s'impone. La vostra lingua è più fluida, più tenue, meno rotonda. Perciò, anche nelle traduzioni dei miei romanzi, spesso il dialogo è più naturale che nel testo originale. Certo, voi avete già notata questa singolarità... mentre scrivo, sento spessissimo che la frase francese corrispondente è assai più parlabile . Ma - come il tempo stringe e il lavoro mi opprime - penso che non potrò mettere in pratica la mia intenzione. Farò l'esperimento un'altra volta, con la vostra assistenza. Tuttavia, poiché il mio dramma appare per la prima volta al mondo nella veste originale francese e non so ancora quando potrà essere rappresentato in Italia, io credo che sarebbe utile togliergli il carattere di traduzione. Già al teatro questa parola - traduzione - sembra quasi mettere un velo tra l'opera e gli spettatori. Sembra che gli spettatori, a traverso una traduzione, non debbano ricevere una emozione diretta . Ascoltando o leggendo una traduzione, si pensa istintivamente a ciò che potrebbe essere il testo originale. E v'è come una diminuzione di piacere. Io vorrei dunque che il mio dramma fosse offerto al pubblico francese direttamente, e che fosse evitata la dicitura: 'tradotto dall'italiano'. Questa era la mia idea primitiva, Ora rispondetemi francamente se voi potete consentire a questa mia proposta. Vi propongo di tradurre il mio dramma e di cedermene il testo francese per una somma netta che voi medesimo potrete stabilire in proporzione della vostra fatica. Io porterò nella vostra traduzione quelle modificazioni che mi suggerirà il sentimento personale ch'io ho dell'opera mia. E darò a Sarah Bernhardt il testo francese, senza alcuna indicazione, assumendomene la responsabilità"). E' precisamente quanto fa d'Annunzio: come si scopre ora, giungendo addi

Auction archive: Lot number 556
Auction:
Datum:
29 May 2003
Auction house:
Christie's
Rome
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